"La psicopatologia e i suoi derivati, finanziari e comportamentali, prosperano nella palude della inconsapevolezza….”

"Oggi più che mai è necessario allargare la base di conoscenza di tutto questo e condividerlo come Coscienza Universale"

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Febbraio 2010 Autore: Paolo Cogorno

Considerazioni sparse su Coscienza Umana e Decennio Perduto 2000-2009

In questo articolo mi propongo di analizzare alcune dinamiche psichiche correlate con la situazione sociale ed economica globale in questa prima decade “perduta” del XXI secolo.
Intanto premetto che la dizione “perduta”, non ha né vuole avere alcun “taglio” pessimistico sulla valutazione degli anni 2000-2009, quanto più siamo consapevoli di occasioni perdute, di opportunità non viste, di segnali ignorati, tanto più riusciamo a recuperare realmente terreno su un piano di coscienza umana, individuale e collettiva; Quindi ogni azione propositiva ad un cambiamento evolutivo non può prescindere da una presa di coscienza di ciò che “oggettivamente” è stato anche perduto…
La psicologia e la sociologia possono studiare i comportamenti economici e sociali dell’Uomo, quindi i cosiddetti comportamenti degli individui in qualità di investitori, consumatori, risparmiatori cittadini, etc.
La psicologia dinamica, o psicologia del profondo analizza le dinamiche psichiche inconsce sottese al comportamento umano, dinamiche che hanno ben poco a che vedere con scelte di tipo conscio, per esempio rispetto ad azioni di natura “economica” e “sociale”. Lo scopo di questo mio contributo è di iniziare ad individuare delle aree, delle tipologie di dinamiche psichiche, degli spazi mentali che risultino essere in stretta relazione a comportamenti, a modalità relazionali collegate alla rappresentazione collettiva del denaro e della economia; partendo, come spesso è accaduto nella storia della psicologia e della psicoanalisi, dalla osservazione di comportamenti e meccanismi psicopatologici (in questo caso anche collettivi). Un ulteriore sforzo, sarà quello di mettere in relazione questi aspetti con i differenti livelli (e dislivelli) della Coscienza Umana, livelli di cui, a mio avviso, è molto urgente una consapevolizzazione.

Il termine “Lost Decade” (decade perduta) è stato battezzato in riferimento alla situazione economica del Giappone durante gli anni 90; sostanzialmente si tratta di una situazione di blocco e stagnazione dell’economia per più di 10 anni, a seguito dell’esplosione di bolle finanziarie, ovvero di ipervalutazione di titoli di borsa che nulla avevano a che fare con l’economia reale. Il modello del Giappone è interessante perché ha precorso un po’ i tempi e le dinamiche di cui andremo a discutere. Dal 1980 al 1989 questo paese ha avuto una crescita economica incredibile, soprattutto grazie ad un sistema finanziario che concedeva denaro a tassi di interesse bassissimi, creando così un terreno fertile per una speculazione selvaggia da parte di società, banche ed assicurazioni; una speculazione, una bolla finanziaria che verosimilmente si accosta ad un delirio di onnipotenza collettivo.
Verso la fine del 1989 Il Ministero della Finanza Giapponese, rendendosi conto che la situazione stava creando degli squilibri insostenibili alzò significativamente i tassi di interesse, questo portò (oggi diciamo “inevitabilmente” col senno di poi…) alla esplosione della bolla finanziaria, e conseguentemente (sempre con il senno del poi…) ad una enorme crisi da debito generalizzata, ovvero la presenza nel sistema finanziario di una massa enorme di crediti inesigibili, crediti che erano stati richiesti per sostenere finanziariamente il meccanismo “al rialzo” uroborico della bolla stessa.
La massa di questo debito, che diventò per una buona porzione pubblico, (il debito Giapponese schizzò dal 50 al 170 % del PIL) creò l’humus, il terreno per una situazione di stagnazione economica, a lungo termine; ad oggi il perdurare della situazione configura quasi due decadi di questa stagnazione, come si evince dal grafico dell’indice Nikkei, più sotto riportato.
Venendo agli anni 2000, la attuale crisi economica mondiale, a 20 anni dall’inizio di quella Giapponese, sembra mettere in evidenza tutti i limiti di un sistema che non tiene assolutamente conto delle reali risorse economiche ed umane, ma che ha come unico scopo il profitto economico e la replicazione dello stesso sistema di potere a cui il profitto è sotteso. Questa asserzione non è né di tipo morale né etico, è semplicemente e forse anche freddamente una “analisi tecnica” della situazione.
In effetti, questo modello di economia non ha dato i risultati auspicati, non ha portato lo sviluppo atteso e assomiglia piuttosto ad un imponente generatore di squilibri; squilibri destabilizzanti le relazioni umane individuali e gruppali, inoltre contiene al suo interno una forte e ciclica propensione a distruggere la stessa “ricchezza” che ha prodotto, distruzione che si attua attraverso una dinamica “uroborica”, come abbiamo ben visto in questa crisi perdurante dal 2007. Qui di seguito riportiamo un grafico che è ben esplicativo della attuale situazione (per gentile concessione di Icerbegfinanza, fonte Federal Reserve USA):

Il “Money Multiplier” (moltiplicatore della massa di denaro M1) è il processo tramite il quale, la moneta immessa nel sistema creditizio si moltiplica attraverso il sistema dei depositi. Questa dinamica si riferisce agli stati Uniti che comunque, nel bene e nel male sono stati senz’altro il modello trainante di economia di questi 10 anni;
come è evidente dal grafico il moltiplicatore è sceso sotto il valore 1; quindi, nella situazione attuale (2010), un dollaro diventa svalutativamente l’80 o 90 percento di se stesso. Un esempio (speriamo temporaneo) di distruzione della ricchezza, di evaporazione della massa di denaro che deve fare i conti con un debito improponibile; considerando inoltre che il governo USA ha incamerato una buona parte di questo debito dai mutui subprime, e da altri fallimenti, ed ha deciso (insieme o per conto delle banche) di “socializzare le perdite”, ovvero di spalmarle sull’indebitamento dei cittadini americani e su prodotti finanziari che circolano nel mercato globale, proprio come “iceberg negli oceani finanziari”.

L’economia non è l’unico aspetto involutivo del decennio perduto, ma ovviamente è ben radicata con gli aspetti sociali e di “governance politica” che si sono susseguiti. Per quanto riguarda l’occidente questi fattori hanno coinciso con un peggioramento di qualità della vita, peggioramento su più fronti che risulta senz’altro legato a fattori anche di natura economica. In riferimento all ’Italia è sufficiente riflettere sul potere di acquisto medio degli stipendi dal 1999 al 2009. (http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2009/05/stipendi-italiani-ricerca-ocse-23-posto.shtml), ma soprattutto anche su una serie di fenomeni quali:
  • La tendenza alla frantumazione della coesione sociale,
  • La perdita di visioni d’insieme, integrate,
  • La mancanza di progettualità a medio lungo termine,
  • Il diffondersi di un clima di paranoia e di diffidenza che tende a separare gli individui,
  • La pochezza e povertà dei contenuti mediatici ufficiali (Televisione, radio, giornali) e conseguentemente
  • L’impoverimento del pensiero e dell’espressione,
  • La scellerata tendenza a ridurre il supporto all’istruzione di base, alle Università, al mondo della ricerca.

Tutto questo è gran parte del terreno su cui si è sviluppata la “lost decade”, un periodo in cui, anche attraverso una rimozione e un diniego collettivi, si sono sprecate enormi risorse, umane e finanziarie, e si sono perse importanti occasioni.
Perché Psicoanalisi ed Economia:

L’economia è un’ottimo indicatore delle qualità sociali – relazionali che sono in gioco nella comunità umana, è soprattutto un’ottima metafora della capacità di scambiare energia (che nel caso del denaro, della moneta è energia liquida) e di trasformarla in qualcosa che non sia statico, relegato (o sequestrato) in sacche isolate della umanità dove stagnano i beni, le idee. L’economia, le scienze economiche possono concretamente avere a che fare con una reale trasformazione di questa energia in ricchezza condivisa , in welfare reale (e non virtuale), nel miglioramento della qualità di vita degli individui. La Psicologia si dovrebbe occupare molto di più dei processi di consapevolizzazione delle dinamiche relazionali legate al denaro, questo fornirebbe alle scienze economiche una prospettiva fondamentale, non solo per comprendere “i cosiddetti comportamenti irrazionali del mercato, degli investitori”, quanto per rafforzare l’intrinseco (e noto) rapporto consapevolezza - creatività - produttività umana- ricchezza condivisa.
In Psicoterapia, in Psicoanalisi, non è facile affrontare ed analizzare le dinamiche legate al denaro, intanto perché esiste una sorta di pudore diffuso, forse un pregiudizio, risulta più semplice parlare di sessualità piuttosto che di soldi; peraltro il denaro, le transazioni economiche sono spesso legate a dinamiche affettive, tra interlocutori, tra individui, tra familiari; il peso psicologico di queste dinamiche aggiunge una specie di IVA (una sorta di imposta a valore aggiunto) in negativo o in positivo alla sensazione, al vissuto che la transazione economica stessa dà al soggetto. Questo vissuto è molto dipendente dal contesto e dal tipo di relazione in cui avviene la transazione economica.
Per comprendere meglio faremo un esempio abbastanza semplice:
Possiamo comprare nel negozio A un vestito (costoso) che viene venduto alla stessa cifra anche nel negozio B. identica cifra, identico vestito, la differenza sta nella commessa del negozio A, è molto carina di aspetto ma sembra una ragazza distratta, poco presente, quasi poco interessata a noi ed alla vendita; per converso nel negozio B l’interlocutrice è molto più attenta, ci sorride, è molto gentile, ci fa provare diverse taglie ed abbinamenti, (potrebbe anche sembrare molto più bella di ciò che è…) in altri termini ci valorizza…. Nel negozio A io pago il vestito (che è un vestito costoso in assoluto), ma potrei sentirmi più povero quando esco…, il vestito lo percepisco come molto costoso, posso collegarlo consciamente al fastidio per la commessa ma questo senso di perdita di valore potrebbe anche rimanere in me a livello inconscio, e scaricarsi sul fatto che non compro più nulla per una settimana, oppure che arrivo a casa e dico ai figli o alla moglie – compagna che hanno speso troppo e che si deve stare attenti ai soldi…
Nel caso dell’acquisto nel negozio B potrei avere il vissuto opposto, quindi sentirmi “ricco comunque” (anche se ho speso molto denaro) ed entrare nel negozio successivo e comprare dell’altro, mi sento valorizzato, mi hanno valorizzato… E’ superfluo sottolineare quanto sia importante consapevolizzarsi di dinamiche di questo tipo.
Psicodinamica del Credito-Debito:
Per entrare nel campo di dinamiche economiche di Ombra, un esempio è senz’altro rappresentato dalla psicodinamica del credito-debito; Se mi “sento a credito con la vita”, nel senso che ritengo di avere avuto delle ingiustizie di vario tipo, non solo economiche, ma anche affettive, potrei avere anche a livello inconscio una tendenza, a chiedere molto ed a dare poco o quasi nulla; in quanto, attraverso un meccanismo compensativo ombroso, tendo a riprendermi coattivamente quello che mi è mancato, in ogni relazione, in ogni occasione, senza peraltro avere nessuna consapevolezza di questo “sentirmi mancante”.
Considerando altri comportamenti palesemente ombrosi quali , furti, appropriazioni indebite, decisioni e azioni a evidente danno di altri si trova spesso una legittimazione, a volte anche conscia, che compensa la colpa ed il senso di colpa; molto rara la situazione in cui questo tipo di azioni si compiano per il puro piacere di fare il danno, per il godimento di veder il male dell’altro, in assenza di una compensazione affettiva di tipo “debito-credito”.

Se spostiamo la riflessione su un piano collettivo, su un piano di umanità allargata, il discorso, nella nostra globalizzazione, è molto più paludoso, ma questo non deve scoraggiarci dall’intraprendere qualche canale interpretativo.
Il nostro problema rimane: in che modo possiamo spiegare quello che sta accadendo su un piano più profondo, non solo come semplice analisi del comportamento di massa di consumatori- attori del sistema economico globalizzato ? quale tipo di coscienza è sottesa alle dinamiche economiche di cui stiamo parlando? Nella corruzione economica globale che ci circonda, spesso chi ruba a piene mani risorse collettive si sente legittimato a farlo, in alcuni casi addirittura ritiene di agire per proteggere la collettività o una parte di essa. In questo caso è sufficiente parlare di dinamica psichica di debito credito o intervengono altri elementi, magari più profondi ?
In effetti, una buona strada potrebbe essere proprio l’analisi dei livelli di coscienza della specie uomo in questa epoca. Su il problema della Coscienza e su di una sua interessante rassegna rimando a Julian Jaynes ed al suo originalissimo lavoro “The origin of Consciousness in the break down of the bicameral mind”. Per proseguire nel nostro discorso risulta utile, proporre alcune precisazioni sulla definizione di Coscienza, anche correndo il rischio di qualche semplificazione.

Per Coscienza Psichica intendo:

  • Un livello di funzionamento dell’appartato psichico umano in cui ci sia una capacità introspettiva, quindi una funzione di auto-coscienza, non direttamente dipendente da capacità di natura cognitiva - neuropsicologica.
  • Una capacità introspettiva comunque limitata all’EGO ed ai suoi contorni.
  • Un livello di coscienza distinto dalla coscienza semplice, un livello minimo in cui il soggetto distingua l’io dal non io, l’interno dall’esterno, il sé dall’altro da sé.
  • Un livello di coscienza, in cui l’individuo, quale soggetto “sa di sapere”
  • Uno spazio mentale, nel quale è contenuta dinamicamente la coscienza, e sempre all’interno del quale si sviluppa la attività dialettica del pensiero e le dinamiche relazionali interno – esterno.

Per Coscienza Evolutiva Universale intendo:

  • Un livello più evolutivo della Coscienza Psichica, come precedentemente descritta
  • Lo sviluppo della Coscienza Universale è in relazione all’ampliamento dello Spazio Mentale quale suo contenitore
  • Lo Spazio mentale ed il suo ampliamento è in relazione alla risoluzione (o meno) di nodi – complessualità psichiche transculturali e universali della specie - uomo, che tendono a trattenere l’individuo in spazi mentali ristretti, obsoleti, rigidi, e non più funzionali alla sua evoluzione.
  • La Coscienza Universale evolve attraverso lo smantellamento dell’EGO, e dei nodi complessuali correlati
  • L’evoluzione coscienziale procede mediante una mutazione, che ad un certo punto della vita individuale si rende necessaria, attraverso una Crisi.
  • La necessità per l’individuo di fare Co-Scienza, ovvero di condividere la consapevolezza con altri soggetti, ri-conoscendoli come parte del proprio esistente, del proprio mondo.
  • Il superamento della contrapposizione IO-non IO, Me - altro da me.

Psicopatologia della lost-decade:

A questo punto possiamo iniziare ad analizzare i nodi, le complessualità dell’apparato psichico che risultano maggiormente collegate alla dinamica della nostra lost- decade. Come psicoanalista sono abituato a non farmi sedurre dalla semplificazione di separare un comportamento “normale” da uno “patologico”, la mia esperienza mi ha sempre portato a contestualizzare un certo comportamento, per “curarlo”, senz’altro, posso dire che in generale “la psicopatologia e i suoi derivati prosperano nella palude della inconsapevolezza….” Questa prima parte del nostro discorso si concentra sulla dinamica dell’Oralità e sull’angoscia del vuoto.

Oralità:

Fù inizialmente descritta da Freud come la prima fase dello sviluppo psicosessuale (da 0 a 2 anni circa), la libido, il piacere si concentra nella bocca, nel mangiare, nell’avere il contatto con la madre e con il mondo esterno attraverso il cavo orale. Attualmente si definiscono comportamenti e dinamiche relazionali di Oralità quelle che tendono nella vita adulta ad essere espressione di un blocco della libido a quel livello. La dinamica di oralità spesso coincide inconsciamente con un “cannibalismo simbolico”, il mangiare l’altro, mangiarlo affettivamente, sfamarsi attraverso il potere che si ha sull’altro. La spinta interna è spesso legata al non reggere un senso di vuoto, un senso di ventre vuoto che spinge coattivamente l’individuo a riempirsi fino all’orlo, a fare “il pieno”. Conseguentemente La relazione si struttura attraverso il percepire l’altro come un oggetto (e non come un soggetto) ed in questo senso definiamo tale relazione “oggettualizzata”.
Oralità tra fame e nutrimento:

Per inciso va detto che c’è una bella differenza tra sfamarsi e nutrirsi, il primo verbo coincide con una condizione di fragilità, col sentirsi a rischio di perdita, al rischio di morire di fame, è un sentimento archetipico, mutuato anche dalla fisiologia e dalla “coscienza” del mondo animale. Lo sfamarsi porta a non porsi troppi problemi su che cosa mangiare o come, basta farlo, basta riempirsi, basta riempire il buco che viene rimosso, o solo subliminarmente percepito.

Il nutrirsi è altro, è assolutamente collegato con l’essenzialità, con la consapevolezza di quale cibo noi assumiamo; questo cibo coincide con sostanze, energie che ci aiutano a vivere, a gustare la vita, Il nutrire è legato ad una capacità di scelta, di pensiero e di riflessione, conosco quello che mi serve per nutrirmi e quindi so anche aspettare, trattenermi e contenermi, è un verbo che non è assoggettato all’immediatezza, al dover assolvere immediatamente un bisogno, tanto che è divenuto in tutte le lingue metafora della attività culturale.

Non è difficile trovare molte analogie tra una posizione che potremmo definire “psicopatologica” di oralità e molte dinamiche che hanno a che vedere con questo blocco dello sviluppo umano nella lost-decade. Devo dire che le dinamiche economiche di questi anni sembrano essere state “guidate” proprio dalla Oralità, da una grande fame del nulla, una fame non riconosciuta a livello individuale e collettivo, una fame oscurata dall’intelligenza dell’EGO che ci ha raccontato che l’uomo è libero nelle democrazie, e che anche il mercato è libero, e se il mercato è libero non c’è bisogno di nessuna regola sui mercati perché questi si “regolano da soli”: Una fame compulsiva che ha strutturato comportamenti molto articolati e complessi, radicandoli nel vivere sociale tanto che si danno per scontati. Talmente scontati che fanno parte di un livello di in-coscienza umana su cui si opera un diniego.
Questa fame è una fame dell’Ego, ha radici psicotiche quali la distorsione della dimensione temporale e la perdita del Principio di Realtà, quest’ultima assai caratterizzante molte forme di psicosi nella loro manifestazione clinica.
L’oralità è abbastanza trasversale, non ha partiti o ideologie di appartenenza, è ben oltre la desueta lotta di classe, non è solo del banchiere o del politico che ha ottime leve per alimentarla, ma è anche del piccolo investitore, del proprietario immobiliare che vive per la moltiplicazione dei suoi profitti, congelando e immobilizzando risorse nel ventre del suo portafoglio azionario, dei suoi asset, nelle pile di certificazioni catastali che ne attestano la proprietà su luoghi e beni spesso sfitti, inutilizzati, protetti da un sistema che valorizza l’inopia e la paralisi di risorse.
Tutti questi individui pur avendo risorse economiche, opportunità, posizioni sociali diverse, hanno in comune l’inconsapevolezza e il diniego della loro pulsione orale, l’incapacità di vederne la natura compulsiva, sono individui che si trovano prevalentemente in una forma di “Coscienza Psichica semplice”, stato in cui il cono di visione è limitato all’EGO ed ai suoi immediati dintorni, ai suoi prolungamenti affettivi (oggettualizzati).
Il banco di prova di questa trasversalità stà nella banale osservazione del “che cosa farebbe il tale (squattrinato, senza lavoro, etc.) se avesse tutti soldi del talaltro ? Come si comporterebbe, come riconoscerebbe la sua oralità..? La sua compulsività orale ?

È indubbio che questa pulsione non crea solamente dei danni al sistema economico e produttivo umano, ma in soggetti potenzialmente “mutanti” cioè con una predisposizione personologica all’evoluzione coscienziale, si trasforma in sintomo, o in sogno.
Il sintomo e il sogno sono sempre state modalità per riequilibrare squilibri all’interno della vita inconscia e per produrre simbolo, quindi conoscenza e auto-coscienza. Credo che sia interessante riportare le modalità con cui l’inconscio comunica questi squilibri pulsionali, attraverso l’attività simbolica onirica.
Riporto qui tre sogni abbastanza significativi che hanno a che fare con la dinamica della oralità:

Sogno 1: (cannibalismo e demenza umana)

La sognatrice vede due colleghi, professori universitari, che si fronteggiano faccia a faccia, i loro volti sono abbastanza minacciosi, iniziano a litigare; poco dopo agguantano un apriscatole enorme e l’uno apre la testa all’altro come fosse un barattolo, la scatole craniche si aprono sanguinando ma questi, incuranti continuano ad insultarsi. Proseguono il loro conflitto a cranio aperto, afferrando un cucchiaio e iniziando l’uno a cibarsi del cervello dell’altro, quasi lentamente; mentre prosegue questa orribile azione, di cui sembrano essere completamente inconsapevoli, il loro eloquio si impoverisce, la parola è sempre più confusa, rallentata e priva di senso…. mangiandosi il cervello stanno indementendo.

Questo sogno ha una forte matrice psicotica di cannibalismo; mette in campo due interlocutori di cultura non comune, quasi a sottolineare che la consapevolezza ha ben poca correlazione coi titoli di studio. La Oralità ha qui la sua forma pulsionale allo stato puro, è oralità prevaricatrice sull’altro, fine a se stessa, quindi sganciata da un principio di realtà, da una necessità naturale. Colpisce la inconsapevolezza della azione e delle sue conseguenze, i due interlocutori sono così intenti a farsi fuori che non contestualizzano, non sentono il dolore, sono due automi che otterranno solo la reciproca distruzione, anziché il loro scopo originario.
L’oralità ha principalmente il registro aggressivo, sia attraverso la parola, gli insulti, sia attraverso l’immagine del cavo orale quale orifizio divorante la capacità conoscitiva, metaforizzata dal tessuto cerebrale, dal cervello organo-contenitore della funzione conoscitiva.
L’epilogo non lascia dubbi, il pensiero si impoverisce fino alla demenza, la razionalità, la grande capacità culturale, l’intelligenza si spengono con il procedere di questa dinamica cannibalica.
Antropologicamente il divieto del cannibalismo, (il divieto di cibarsi del simile) è sempre stato un confine di stato tra il mondo animale e quello umano, quindi il confine tra una coscienza pulsionale animale e una coscienza psichica che ha dato forma al vivere sociale. I’oralità cannibalica, come è evidente da questo sogno, cova ancora sotto le ceneri, certo oggi non ha la forma concretistica di mettere un uomo nel pentolone a cuocere, ma ha altri mezzi più sottili, tra cui buon gioco hanno quelli di natura economico-finanziaria.
In effetti non vedo alcuna differenza tra la dinamica di cui sopra, e il comportamento di gruppi imprenditoriali, che pur di accaparrarsi una fetta di mercato dei loro antagonisti, sono disposti a distruggere delle risorse, a svendere e perdere addirittura le proprie risorse, umane e materiali pur di raggiungere un obiettivo che ha solo una matrice “pulsionale”. I sintomi sono gli stessi: anestesia al sentire, al dolore, inconsapevolezza delle conseguenze, incapacità di contestualizzare e di avere visioni di insieme, impoverimento del pensiero, comportamenti automatici legati alla pulsionalità orale.
In conclusione questo sogno è un buon monito, ci avverte che l’apparato psichico è ancora ben scisso tra una accresciuta “potenza di calcolo” della corteccia cerebrale e dei suoi prolungamenti e una parte molto arcaica in cui vige l’oralità dell’Homo Homini Lupus”; l’inconscio collettivo (as usual) non ha “buone maniere” nel dircelo, non chiede permesso, parla il suo linguaggio arcaico e talvolta ineducato, senza mezze misure, mette in scena i suoi simboli, straordinariamente didascalici ed efficaci.
L’aspetto positivo è proprio l’occhio che da fuori vede questo cannibalismo, è un terzo (femminile) tra due scimmie umane che si contrappongono. E’ questo “terzo occhio”, questa coscienza che può salvare… L’aspetto positivo è anche per tutti quelli che leggendo queste righe riconosceranno in sé qualcosa di simile, avranno il coraggio di vedere di inorridire e di ri-conoscere, in sé e negli altri la pulsionalità orale…. Nel momento in cui viene vista…. essa Inizia già a farsi da parte, a occupare uno spazio più ridotto e meno auto-referenziale.

Sogno 2: (oralità su piccola scala....)

Il sogno ha per palcoscenico l’ufficio della società per cui lavora la sognatrice, gli uffici sono su più piani come nella realtà; nell’ambiente lavorativo c’è molta competizione tra i colleghi. La sognatrice entra e sente un gran profumo di panetteria, sale le scale e si accorge che tutti gli uffici sono divisi da muri sottili di focaccia (focaccia genovese), anche le scrivanie, le sedie gli arredamenti sono tutti fatti di focaccia di diversi tipi, alle cipolle, alle olive, ai pomodori, i colori diversificati delle focacce sembrano quasi intonarsi con l’ambiente. Il sogno prosegue in questo clima di sorpresa, di stupore anche se i colleghi non notano nulla di strano, girano per gli ambienti, e ad un certo punto, alcuni iniziano ad addentare la scrivania (di focaccia) del collega vicino oltre ad altri elementi dell’arredamento (tutti di focaccia), sui loro volti si disegna una smorfia che è a metà tra la fame e la rabbia…. La sognatrice prova angoscia e si sveglia..”

Come dicevamo prima, l’oralità è abbastanza trasversale, quindi và oltre il trovarsi nella dinamica concreta ricco–povero, abbiente-indigente, o per dirla alla Hegel servo-padrone. Questo quadro onirico parla di persone pari-livello, colleghi, persone che in una struttura (in questo caso una società di shipping) dovrebbero collaborare per un obiettivo comune, e invece sembra che non riescano ad astenersi dal mangiare un pezzo di qui e un altro di là, al porre ingerenze che sono legate a (piccole) dinamiche interne di potere, di controllo sull’altro, fatto peraltro che qui nulla a che vedere con un obiettivo concreto, con una necessità naturale.
In effetti questa era la situazione lavorativa della sognatrice, situazione rispetto alla quale c’erano molte resistenze al prenderne coscienza, queste resistenze corrispondevano alla incapacità di entrare in conflitto con persone da cui si dipende, anche affettivamente; un po’ come quando si ha difficoltà a dire a qualcuno che ci sta fregando, a volte è più semplice (anche a livello inconscio) subire passivamente, oppure cercare di fregare anche noi quella persona, magari in un’altra occasione, piuttosto che far emergere la natura della “fregatura” sul nascere. A volte si fa finta di non vedere, si preferisce non vedere… sì perché tutto questo è legato alla dinamica del conflitto… dinamica scomoda, faticosa.
La regia del sogno è veramente creativa ed ironica, l’ironia è un elemento che spesso incontriamo nei sogni, è la vitamina delle metafore e dei simboli. In questa situazione, tutti i piani dell’edificio in questione si trasformano in focaccia profumata, come in una fiaba; la focaccia, che è un cibo ipercalorico molto “genovese e ligure” diventa l’ambiente di lavoro stesso, ed è straordinario l’effetto di mimesi dei colori delle varie focacce, si “confondono” con gli arredamenti, diventano gli arredamenti stessi, il contesto.
Questa confusione tra luogo di lavoro e cibo, questa mimesi, accompagna tutto il sogno e ci simbolizza l’equivoco di fondo: non sono qui solo per lavorare (quindi concorrere ad un obiettivo, sostenermi economicamente etc. ) ma anche per mangiare, per morsicare qui e là…. Cosa c’entra tutto questo con il lavoro o con le relazioni (anche affettive) di lavoro ? nulla, ma non posso farne a meno; inoltre non me ne rendo conto, per tutti i colleghi è normale che un ufficio sia fatto di focaccia, al pomodoro, alle olive, alla cipolla, nessuno batte ciglio, nemmeno quando l’uno inizia a morsicare la scrivania dell’altro, ad assaporare compiaciuto lo schienale della poltrona del collega… nessuno è consapevole…. nessuno tranne la collega-sognatrice che è inizialmente sorpresa e successivamente angosciata, anche qui è proprio lei ad essere “il terzo” che guarda, che fa coscienza.
Che cosa denuncia questo sogno ?, la stessa dinamica di oralità su una piccola scala, quella di un ufficio, non ci sono decotti capitani di industria, direttori di banche centrali o finanziarie, non c’è il mercato globale, ci sono le relazioni tra un piccolo numero di persone, c’è forse il loro perdere la visione di insieme, il senso del loro lavoro, l’essere colleghi per collaborare, eppure la dinamica è la stessa, mangio per mangiare, non perché ne ho bisogno… Il sogno mette ben in evidenza i due livelli di coscienza: quello totalmente inconsapevole dei colleghi della sognatrice, e quello che inizia ad avere una consapevolezza attraverso l’occhio della sognatrice, la quale inizia a provare angoscia per quello che vede. Infatti la consapevolezza di dinamiche profonde è di solito preceduta da angoscia, e da una situazione di crisi… Ci auguriamo che su larga scala accada lo stesso, dopo la “lost decade”.

Sogno 3: (Cibo Essenziale)

“la sognatrice, si trova in una specie di palestra con il suo analista, è una palestra molto scarna, ricorda gli ambienti giapponesi, la luce è molto calda e soffusa; entrambi dopo avere percorso simmetricamente a piedi nudi il perimetro della stanza, scivolando con le spalle al muro; si siedono commossi intorno ad una ciotola di legno chiaro, in cui c’è del riso bianco, cucinato. Si guardano e capiscono che è l’ultimo incontro, l’ultima cena, il commiato.”

È un sogno di fine percorso, molto bello ed intenso emotivamente; La palestra giapponese è il contesto; rappresenta la concentrazione, il contenimento, la disciplina di un percorso, dove le relazioni diventano anche palestra, non nel senso Egoico (gonfiarsi l’ego), ma nel significato di sciogliere i nodi che bloccano e trattengono l’individuo su di un piano coscienziale ancora “animale” più che Umano.
I piedi nudi rappresentano l’umiltà, il contatto con la terra, e quindi un buon principio di realtà, il rito del percorrere simmetricamente il perimetro dei muri, di spalle, guardandosi, è il riconoscere i confini dello spazio in cui si è cresciuti, riconoscendo anche l’altro (proprio perchè si rimane in contatto visivo simmetrico), è un rito che allude al ricapitolare, ripassare, rivivere quello spazio prima di salutarlo definitivamente. Rappresenta anche la possibilità di separarsi, di lasciare un contesto importante, di finire una forma di rapporto rimanendo comunque in relazione profonda; da un punto di vista più clinico, sappiamo bene quanto ferite relative a separazioni precoci, dolorose, non elaborate incidano sulla dinamica della oralità e/o del debito-credito, a livello compensativo.
Il riso è il cibo essenziale (come il pane per gli occidentali), è cucinato ma non è condito, allude con chiarezza allo scioglimento del nodo della Oralità: in questa immagine onirica l’oralità è diventata “nutrirsi con l’altro” ed ha trapassato il livello del “cibarsi-mangiare l’altro”.

In conclusione la dinamica della Oralità gioca un ruolo fondamentale in questa paralisi dello sviluppo umano, ben interpretato ed incarnato dalla "lost decade". E' Urgente operare una consapevolizzazione collettiva di questo fenomeno, riconoscendolo come parte della coscienza umana attualmente prevalente. Questa consapevolizzazione deve accompagnarsi al vederne anche il collegamento con le dinamiche macroeconomiche che osserviamo, operando di conseguenza tutti provvedimenti politici e legislativi necessari. Se l'Uomo non è libero dalla sua pulsionalità instintuale men che meno libero può essere il "mercato", quale teatro in cui si consumano gli scambi economici.

Nei prossimi articoli affronteremo altre tematiche psicodinamiche sulla Lost Decade:

  • Aspetti psicotici collettivi: Angoscia del Vuoto –
  • Dinamica economica inflativa – Assenza di Limite - perdita del principio di realtà
  • Frantumazione - Perdita della visione di insieme
  • Media - Droga sociale – dipendenza - inibizione del simbolo
  • Affettività e Potere - dipendenza
  • Inibizione della creatività – automatismi – impoverimento del pensiero

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Bibliografia:

  • Julian Jaynes: The origin of Consciousness in the break down of the bicameral mind; Boston: Houghton Mifflin, 1976,
  • Silvia Montefosch:i - L'uno e l'altro (Feltrinelli 1977; ECIG 89)
  • Silvia Montefoschi: - Il sistema uomo: catastrofe e rinnovamento (Cortina 1985)
  • Silvia Montefoschi: - Dialettica dell'inconscio (Feltrinelli 1980)
  • Carl.Gustav Jung: Simboli della Trasformazione (1965 Bollati Boringhieri Opere Vol. 5)
  • Friedrich Hegel: Fenomenologia dello Spirito (2000 Armando Editore)


Risorse di rete:

Andrea Mazzalai - Icebergfinanza: http://icebergfinanza.splinder.com/
Steve Keen’s Debt Watch: http://www.debtdeflation.com/blogs/2009/01/31/therovingcavaliersofcredit/
Paul Krugman: http://www.debtdeflation.com/blogs/2009/01/31/therovingcavaliersofcredit/
Valori.it: http://www.valori.it/italian/index.php
Mercaro Libero http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.com/
CNN Money-Music Lost Decade: http://money.cnn.com/2010/02/02/news/companies/napster_music_industry/
Washington Post: http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/01/01/AR2010010101196.html


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